La  biblioteca del Seminario di Piazza Armerina[1] sorge nei locali dell’ex convento di San Domenico, attuale sede storica del seminario e contiene in se buona parte del patrimonio librario dei padri domenicani e della fondazione “Chiarandà” dei padri gesuiti.

La sua storia inizia nel lontano 1222, anno della fondazione del Convento domenicano, da parte del beato Reginaldo d’Orleans. Nato in Francia nel 1180 diventa collaboratore di S. Domenico e in Sicilia, nel 1218, ottiene il preciso impegno dai Magistrati Urbani di Messina, Siracusa e Placia (attuale Piazza Armerina), di avere la concessione di chiese con pertinenze terriere e la costruzione dei locali da destinare ai “Monaci Domenicani” o “Padri Predicatori”. Quest’ultimi, nel 1222, costruiscono a Piazza Armerina il loro Convento, un anno dopo la morte di S. Domenico di Guzmàn, avvenuta nel 1222[2]. Quello di Piazza Armerina è il secondo convento ad essere fondato dopo quello di Messina e prima di quello di Augusta. Nel convento ha sede la prima “università”  dei domenicani ad essere aperta sia ai religiosi che ai laici, lo “Studio Pubblico” che cura l’istruzione successiva alla “Scuola Urbana”. I registri dell’epoca testimoniano che già nel 1225 vi sono “numerosi manoscritti di notevole pregio”.  I giovani più dotati venivano inviati a conseguire la “laurea” presso gli “Studi Generali” di Napoli, Bologna e Padova. Nella zona donata dal Magistrato Urbano di Piazza Armerina all’Ordine Domenicano, esiste già la chiesetta della Madonna delle Grazie con un dismesso ospizio e “qualche libro”. Alla fine del 1200 il convento/ospizio verrà ingrandito e allo stesso tempo si darà inizio alla costruzione di una nuova chiesa dedicata a S. Domenico e alla Madonna del Rosario. La piccola chiesa della Madonna delle Grazie verrà compresa nel peristilio del cenobio, rimanendo aperta al culto col nome del domenicano S. Pietro Rosini Martire da Verona (1203-1252), primo martire dell’Ordine Domenicano e compatrono di Napoli, inquisitore contro gli eretici, ucciso in Sicilia mentre era in viaggio per Milano.

Nel 1600 si stabilizzano a Piazza Armerina i Gesuiti con il preciso intento di istituire una loro università. Nel 1689 fu istituita l’Università degli Studi, con un cospicuo patrimonio librario consistente in manoscritti, codici, incunaboli e “libri a stampa”. In questa università si documenta l’insegnamento della teologia, della filosofia, della retorica, della fisica e della matematica. I gesuiti conferivano il grado accademico della “laurea in filosofia e in teologia”.


[1] Soltanto nel 1863 la città di Piazza chiede e ottiene  l’attributo di Armerina, relativa all’uso della città da parte delle truppe militari che vi ospitarono le polveriere durante la spedizione dei Mille.

[2] Cfr. G. P. Chiarandà, Piazza città di Sicilia, Messina 1654, voll. II.

Prima dell’erezione della diocesi di Piazza Armerina, avvenuta il 3 luglio 1817, tra le “rassicurazioni” che venivano inviate a Roma per il nulla osta di  erezione, veniva sottolineata la presenza di “importanti biblioteche”. 

Nel 1844 venne nominato vescovo di Piazza Armerina, mons. Francesco Brunaccini, benedettino della famiglia cassinese che trasferì alcuni libri dell’ex monastero di Fundrò (che sorgeva nell’omonima contrada vicino Enna) alla biblioteca del futuro seminario diocesano. Il successore, mons. Cesare Agostino Sajeva, riuscì a dotare la diocesi armerina di un suo autonomo seminario con una sua “biblioteca interna” il cui patrimonio librario risultava composto da quello che era rimasto della biblioteca dei padri domenicani e dei padri gesuiti.  Per un intervento più consistente di ampliamento e catalogazione, dobbiamo aspettare gli inizi del ‘900, con mons. Mario Sturzo, il quale si interessa personalmente di “andare a comprare nuovi libri”[1]anche in altre lingue, per poter offrire ai seminaristi della sua diocesi la possibilità di una formazione completa. La biblioteca ha la propria sede storica presso il Seminario in Piazza Armerina, mentre una parte dell’emeroteca e del patrimonio librario si trova presso la sede del Seminario in Palermo.


[1] Da notare le numerose lettere scambiate tra i fratelli Sturzo in cui si parla della biblioteca del Seminario. Cfr. L. Sturzo – M. Sturzo, Carteggio 1924-1940, a cura di G. De Rosa, Ed. di Storia e Letteratura – Istituto Luigi Sturzo, Roma 1985 (4 voll.).